Il
percorso pittorico di Adele Giuliana De Matteis si
avvia negli anni Sessanta in Belgio allorché ha modo
di frequentare l'Accademia Reale di Belle Arti di
Bruxelles dove si diploma nel 1965.
E'
proprio di quell'anno la prima opera esposta
nell'attuale circostanza, Uccelli di fuoco, un olio
su carta che esprime già una notevole libertà
gestuale nel cogliere l'immagine del volo in una
sequenza di pennellate prossime all'informale. Il
passo successivo lo si nota nella quasi coeva
Composizione dove la spatola distende sulla tela gli
smalti per variegate fughe ascensionali che si
aprono a ventaglio. Anche Luci di notte dell'anno
successivo propone ampie campiture di tonalità a
confine o a colloquio: il gesto asseconda la materia
che conquista lo spazio e talora lo consuma in una
dissolvenza sovrapposta di timbri.
Con Éclatement del 1967 quel movimento diventa
radiale, l'alternanza dei rossi e dei neri fa
esplodere verso l'osservatore i nuclei lattiginosi
espressi dal vortice. C'è qualcosa di meccanico in
questa spinta dinamica di tipo espansivo. La memoria
futurista e quella espressionista s'incontrano nel
procurare questa singolare emozione visiva.
Ma
un mutamento, o un ripensamento Colore e ritmo del
1978, è in arrivo e lo notiamo in Gestazione del
1971: un ordine creativo di stampo kandinskyano
emana dall'opera, dalla sua spaziale e rarefatta
geometria, dall'invenzione dei magici mondi
interiori. Da quel momento la ricerca della De
Matteis prosegue con ritorni al passato e con
improvvisi slanci nel futuro sempre intesi a
cogliere e a fissare sulla tela le sorprese, le
illuminazioni, le sollecitazioni dell'inconscio
mediate dallo sguardo che si fa gesto. Pensieri del
2005 si lega idealmente a Éclatement per la spinta
dinamica scaturita dal cuore del racconto racchiuso
nell'ideale, segreto scrigno di ciascuno.
L'ultima, recentissima prova, Follia, è dedicata
alle “libere donne di Magliano”, come recita il
titolo di un celebre libro di Mario Tobino dedicato
al mondo del manicomio. Da una figura ameboide,
ectoplasmatica, la cui sommità emana raggi di luce e
di sangue, si stacca una sorta di mano, un ventaglio
di liquidità rivolto al proscenio.
Così il viaggio continua tra una velata nostalgia di
figurazione e le puntuali sollecitazioni
dell'inconscio a determinare i più incisivi passi
della vita e, di riflesso, dell'arte. |